Il futuro del M5S? La lotta al regressismo

Posted on 01/11/2013

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Articolo pubblicato su Reset Italia.  http://www.reset-italia.net/2013/10/31/il-futuro-del-m5s-la-lotta-al-regressismo/#sthash.8f09d6Yn.dpbs

 

BREAKING NEWS: Il M5S ci sta arrivando.
A cosa? All’essenziale. E’ di questi giorni la duplice notizia che
  1. diversi parlamentari grillini hanno assistito alla due giorni organizzata da A-simmetrie dove si parlava dell’euro, cioè dell’uscita dall’euro, come strada percorribile verso la salvezza dell’Italia.
  2. altri parlamentari annunciano addirittura un ciclo di incontri pubblici presso Montecitorio (rivolti ai parlamentari, ma anche al pubblico…) destinati a sviscerare il tema, ancora con l’approccio “favorevoli vs contrari. Ingenui, vedranno presto che per l’Euro è come per la TAV: gli unici ad avere argomentazioni sono i contrari, gli altri affermano e stop.
  3. sul blog di Grillo esce addirittura un post economico – non scritto da lui – dove si comincia a dire quello che nei blog si descrive da almeno due anni e si affaccia timida l’ipotesi che potrebbe darsi il caso che restare nell’euro non sia proprio ‘sto grande affare.
Vi prego di credere che stavo scrivendo l’articolo PRIMA che uscissero queste notizie… e lo stavo facendo perchè i tempi erano maturi (in altre parole #sevedeva). La mia tesi era (ed è) che il M5S, se vuole diventare qualcosa di decisivo e fare l’ultimo salto di qualità verso il 51% DEVE intercettare il movimento di fondo che sta avvenendo nelle società europee, che è un movimento insieme SOCIALE ED ECONOMICO. I parlamentari grillini dovrebbero leggere di più quello che scrive Orizzonte48, e un po’ meno quello che dice L’ANSA. Io che mi definisco un fiancheggiatore (conosco e apprezzo, per esperienza personale, diversi di loro) vedo, grazie alla breve distanza che mi separa dall’attivismo, che l’azione, ammirevole e meritoria, dei parlamentari pentastellati non ha ancora colto nel segno. I più ancora dicono “eh, quel Grillo, certe cose sono giuste, però…” lasciando intendere chissà quale pericolo. Se lui parlasse alle loro budella, i “però” sparirebbero, perchè di fronte ai problemi veri, le chiacchiere passano immediatamente a zero. E lui vuole parlare “alla pancia della gente”: lo ha detto anche ai senatori.Cosa sente la pancia della gente? Quali sono i problemi “veri” di cui si dovrebbe parlare?
Sono quelli di cui si discuteva a Montesilvano questo weekend e che hanno a che fare con le tendenze di fondo inequivocabili in atto in molti paesi europei,tendenze che non sono un astratto tema da dibattere nei salotti, ma che stanno già avendo effetti rilevanti sulle vite dei cittadini.
Riassumendo in uno slogan, il problema vero è il REGRESSISMO GLOBALE che si sta applicando nei paesi Europei.
Una volta c’erano i progressisti e i conservatori, nessuno voleva tornare indietro, al massimo si “conservava”. Oggi chi vuole “conservare” è combattuto e osteggiato, perchè l’obiettivo è IL REGRESSO in tutti gli ambiti del vivere sociale. Bisogna lavorare di più e guadagnare di meno, la pensione deve essere poca e lontana, curarsi deve essere un lusso, il posto di lavoro va sudato e può essere perso ogni giorno per i motivi più imperscrutabili . Il capitalismo sostenibile non esiste – dice Bauman – è parassitario per sua natura, quindi deve fagocitare altre forme di vita per garantirsi le risorse necessarie. E se finiscono i terreni vergini, allora comincia a fagocitare sè stesso, cioè le parti molli del suo stesso corpo sociale. Cioè noi.E’ questo che sta avvenendo, in estrema sintesi. Se finisce la crescita (e sarebbe finita, strutturalmente finita, se non ci fossero stati questi anni di regresso del PIL che, come facevano le guerre un tempo, ha ripristinato dei margini) l’unico modo per continuare ad aumentare i propri guadagni è togliere risorse a quelli vicini. In più, il Muro di Berlino è caduto nel 1989 e con esso è caduta la concreta minaccia che qualcuno, da questa parte, facesse davvero la rivoluzione, quindi, se fate due più due, cari amici del M5S, il conto è facile: il potere si riprende il maltolto, in termini di soldi e in termini di diritti. Sta accadendo da vent’anni e la curva della così detta Wage share, cioè la distribuzione delle risorse tra salari e profitti, rende perfettamente l’idea del fenomeno.Di queste cose i cittadini non hanno ancora piena coscienza se non a livello di rumore di fondo. C’è qualcosa di malato, lo dicono tutti, ma i più non hanno ancora messo a fuoco cosa sia esattamente che non va. Qualcuno perde il lavoro, qualcun altro guadagna poco, è precario, altri ancora accettano riduzioni di stipendio o non stanno versando contributi pensionistici, ma ognuno vede le dinamiche solo al suo livello. Ognuno fa appena caso a quello che gli succede intorno. Va sempre peggio, si dice, ma sembrano frasi fatte, manca la visione di insieme che faccia scattare la molla. E soprattutto manca qualcuno che faccia da detonatore, qualcuno che gli faccia sapere che, visto dalla giusta distanza,il problema è lo stesso per tutti e, come dice Krugman, il problema ha un nome ben preciso, di quattro lettere.

Diego Fusaro sabato ha detto un milione di cose giuste, ma una delle più giuste era più o meno che la crisi è vista dai più come la peste del Promessi Sposi, qualcosa dove chi viene colpito è anche il colpevole delle proprie pene. Per questo (anche per questo) c’è così poca ribellione, il nemico economico è lontano, indecifrabile e chi resta indietro non si considera vittima di ingiustizia.It’s the economy, stupid, e in nome dell’economia, tutto ha un perchè. (stupendo il twit che diceva “se l’azienda licenzia è colpa della crisi, se tu resti disoccupato è colpa tua”)

MA NON E’ SOLO ECONOMIA
Michael Moore è un genio, ed è americano. Grazie alla distanza che lo separa dall’Europa, coglie a un certo punto del suo film Sicko, l’origine del sistema sanitario europeo e più in generale del welfare. I popoli europei usciti distrutti dalle due guerre, decidono che non dovranno più esserci morte e povertà diffusa, che gli Stati dovranno governare i fenomeni economici per includere più gente possibile nello sviluppo. È così che nascono le Costituzioni del dopoguerra e, sulla scia di queste, la crescita economica viene usata (anche) per creare il welfare, cioè ospedali, scuole, biblioteche, servizi sociali,pensioni. È quella la vera svolta della civiltà occidentale, che cambia in meglio il destino di centinaia di milioni di persone. Nascono quelle che Orizzonte48 chiama le “democrazie pluriclasse redistributive”, (DPR) dove non ci sono più solo padroni e proletari, ma compaiono molti altri strati intermedi, via via più ricchi e, sopratutto, aperti. C’è mobilità, i figli di operai possono studiare e gli operai possono curarsi se stanno male. Quando lavorano 35 anni possono perfino smettere e andare in pensione. Questo funziona per qualche decina di anni, quelli migliori delle società occidentali, fino all’avvento dei reazionari, Reagan, Thatcher e, da noi, di quelli come Andreatta che sanciscono il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro. Se finisce la crescita e non c’è più comunismo, questi sono lussi che non ci si può più permettere, dicono. Von Hayek è il nuovo faro ispiratore di questi stronzi in doppiopetto che dai loro seggi tecnocratici teorizzano – a mezza voce – l’incompatibilità delle costituzioni democratiche inclusive nate col dopoguerra con le leggi dell’economia (con quelle di Von Hayek sicuramente…).

LE CONSEGUENZE
La fine delle DPR porta con sè alcune conseguenze economiche ed altre politiche. Su entrambi i fronti le classi dominanti spingeranno l’azione il più in là possibile, secondo il metodo Juncker. Ciò genererà di sicuro malcontento crescente e una sorda diffusa rabbia, inizialmente senza oggetto. Il M5S se vuole mirare al 51% dovrà  intercettare questa rabbia per fare da catalizzatore del dissenso, come in parte è già avvenuto nelle elezioni di febbraio. Il futuro non è nelle quotidiane battaglie parlamentari o nelle schermaglie sull’ultima visita del capo, ma nella presentazione di una proposta da vero OUTSIDER che smascheri il gioco grande e dica alla gente “sveglia, chi vota per il PUD€ sta fregando anche te, digli di smettere”.

Sul fronte economico: la fine delle DPR porterà all’affermazione di una Von Hayek Society dove ci si sbranerà per un lavoro di merda, produrremo merci per aziende tedesche e saremo comunque tutti licenziabili; se anche riuscissimo a lavorare arriveremo distrutti ad una misera pensione in tardissima età. In questa società, con la scusa del mantra spesapubblicacorruzionesprechibrutto si eliminerà la spesa pubblica tout court, possibilmente lasciandola in essere quel tanto che basta per alimentare i cerchi delle connivenze. Si realizzerà la visione Montiana del “disciplina macro – concorrenza micro” dove il termine “disciplina” vuol dire “non aspettarti aiuti dallo stato, perchè lo stato sta a zero” e il termine “concorrenza” significa “sbranatevi senza pietà”.
Sul fronte politico. Le Costituzioni devono sparire. Quindi lo stato deve essere presidenziale e deve lasciare la sovranità ad organismi sovranazionali possibilmente non eletti, per non lasciare spazio a spiacevoli sorprese, tipo partiti anti-euro. I parlamenti sono un impiccio: pletore di persone la cui unica funzione è ratificare decisioni prese altrove. In nome della corruzionecastabrutto l’ideale sarebbe ridurre drasticamente i parlamentari, limitandone al massimo le funzioni. Il potere legislativo è di fatto nelle mani del Governo e il Governo deve essere nelle mani della UE. Ai burocrati non interessa come: fate le riforme che volete, basta che il risultato sia questo.

Vi piace questo scenario? E’ lo scenario che avremo ogni giorno davanti agli occhi, se vincesse il REGRESSISMO.
La pancia della gente sa che finirà così… per avere una reazione ci vuole qualcuno che dia un nome al loro malessere. Chiamare col giusto nome le cose è il primo passo per capirle. E magari per governarle.

Forza grillini, la strada non è facile, ma è quella. E se questo non lo farete voi, lo farà qualcun altro (come si dice in italiano Le Pen?).

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